Descrizione
PREMESSA ALLA SECONDA EDIZIONE Validi o meno validi, i testi di Antropologia si prefiggono lo scopo di richiamare l’attenzione sull’Uomo nei suoi aspetti biologico-naturalistici e culturali. Infatti è da questo approccio olistico che è emersa nel tempo, diciamo negli ultimi cento anni (almeno in Italia), una disciplina di sintesi che partendo dall’osservazione dei “fatti di natura” cerca di interpretarli anche sulla base dei “fatti culturali”. Le difficoltà e il fascino insieme dell’Antropologia sono proprio legate al continuo confronto che siamo portati a fare per cercare di capire gli uni alla luce degli altri: senza abbandonarsi agli sterili voli pindarici dell’antropocentrismo – il DNA è la struttura portante ed unificante di tutti gli organismi viventi – ma anche senza svilire l’unità dell’essere uomo. Le tematiche che affronta l’antropologo che, almeno in Italia, Francia e Germania, s’identifica con la figura del biologo-naturalista, sono tante quante sono le variabili biologiche che definiscono l’uomo una specie zoologica. Questa si è diversificata dalle scimmie antropomorfe africane intorno a sei milioni di anni fa, un numero di anni estremamente limitato rispetto alla scala dei tempi geologici; in termini evolutivi si tratta dunque di una specie giovane, dai comportamenti particolarmente duttili grazie alla ricchezza delle sue potenzialità intellettive. Il processo di diversificazione interspecifica e intraspecifica può essere studiato a livello molecolare, a livello organismico e a livello superorganico (strutture socio-culturali). Se gli studi condotti a quest’utimo livello sono oggetto d’interesse peculiare dell’antropologo culturale e del sociologo, l’antropologo studia l’uomo dal punto di vista del biologo-naturalista. Per la sua natura specifica, l’Antropologia è in continua evoluzione, in rapporto al progresso delle tecniche e metodologie di studio, ma anche al progresso delle idee. I testi di Antropologia degli ultimi cento anni riflettono questo andamento. Nei testi “classici” grande spazio era dato ai caratteri fisici e al modo di classificare l’uomo in base ad essi: nella sostanza, in tutti i testi era palese il tentativo di spiegare la diversità dell’uomo partendo “dalla razza”, cioè dall’alto in basso, secondo una concezione aprioristica. Quanto all’evoluzione dell’uomo attraverso lo studio delle forme fossili pre-umane, la conoscenza molto più limitata del nostro lontano passato permetteva solo analisi parziali della storia naturale della nostra specie. Inoltre, la formazione culturale degli antropologi di ieri, in gran parte di estrazione medica, portava a privilegiare gli aspetti più specificamente di biologia umana; per esempio, nei testi grande spazio era dato al tema delle costituzioni somatiche e dei “somatotipi”. I testi più moderni di Antropologia sono centrati sugli aspetti evoluzionistici, dalle molecole ai caratteri fisici; gli straordinari progressi della Paleoantropologia da una parte e dell’Antropologia molecolare dall’altra facilitano oggi il lavoro di sintesi critica dell’antropologo. Proprio in ragione di questo rapido sviluppo delle conoscenze, in questa seconda edizione del testo ho ritenuto necessario apportare diverse modifiche ampliando e aggiornando la trattazione delle tematiche più pertinenti a tali settori dell’Antropologia. Questo testo è dedicato oltre che agli studenti di Scienze Naturali e Biologiche, agli studenti dei corsi di laurea in Geografia e in Lettere per i quali in appendice ho ritenuto di fornire alcuni elementi di base per facilitare la comprensione di argomenti più specialistici. Sarà comunque merito del docente impostare il corso modulandolo in base alla matrice culturale degli studenti. Restano valide le considerazioni che avevo premesso nella prima edizione del testo: i diversi argomenti legati dal filo conduttore dell’evoluzione dovrebbero essere considerati come un tentativo per stimolare la “sana” curiosità dello studente per letture più specifiche e approfondite e per indurre momenti di riflessione e discussione. In quest’ottica ho dedicato uno spazio, pur se necessariamente limitato, anche agli aspetti storici dell’Antropologia specie in riferimento all’evoluzione del concetto di “razza”, perché ritengo che sia proprio questa la sede adatta per trattare un tema così attuale e coinvolgente per le sue implicazioni etiche. Ciò ha comportato una certa disomogeneità tra capitoli (o paragrafi) a carattere più tecnico-nozionistico ed argomenti più discorsivi e propositivi: gli uni e gli altri, comunque, proprio per la natura stessa dell’Antropologia – un “logos” dell’uomo sull’uomo in quanto “oggetto naturalistico” – sono complementari, per la visione unitaria del fenomeno. L’Antropologia evoluzionistica non è fatta solo di nozioni, di dati dall’interpretazione univoca da apprendere come verità inconfutabili; al contrario, molti sono gli interrogativi e le ipotesi e quindi molte le risposte aperte: proponendole agli studenti mi auguro che esse passino al vaglio della loro critica costruttiva innescando il dialogo con il docente durante lo svolgimento delle lezioni “frontali” (secondo la discutibile dizione attuale), dei seminari e delle esercitazioni, come ho avuto modo di sperimentare io stessa. Gabriella Spedini
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.