Atlante della ipertensione Meccanismi e terapia

85,00 

Volume di 350 pagine complessive riccamente illustrato
Anno di pubblicazione: 2002
ISBN: 88-299-1600-5

Editore: PICCIN

Esaurito

COD: pi1600 Categoria:

Descrizione

Le patologie cardiovascolari su base aterosclerotica continuano ad essere la principale causa di morte nei paesi industrializzati. Per quanto i meccanismi più fini della aterogenesi siano ancora incompletamente conosciuti, una impressionante mole di dati sostiene senza alcuna ombra di dubbio l’ipotesi che la formazione della placca sia dovuta alla presenza isolata o simultanea di uno o più fattori di rischio. In particolare, ciò che appare ormai di esplicita evidenza è che i fattori di rischio fondamentali sono pochi ed assolutamente ben identificati. Volendoli elencare in ordine casuale, essi sono il diabete, l’ipercolesterolemia, l’obesità, il tabagismo, l’ipertensione arteriosa, l’età ed il sesso. Volendoli elencare, al contrario, in base a quanto ogni singolo fattore di rischio “pesa” nel determinare malattia, è sorprendente notare come la maggiore importanza patogenetica vada oggi ascritta proprio a quel fattore di rischio che è di apparentemente più facile identificazione, prevenzione e controllo terapeutico: l’ipertensione arteriosa. Ciò appare ancor più stupefacente se consideriamo che la spesa farmaceutica tanto italiana quanto europea vede gli antiipertensivi al primissimo posto tra i capitoli di spesa per i farmaci attivi “contro” i fattori di rischio. Le motivazioni della stridente contraddizione tra perfetta conoscenza del ruolo aterogenetico dell’ipertensione, sulla ampia e facilmente realizzabile possibilità di cura e mancata risoluzione del problema pressorio sono oscure. In larga parte, esse vanno ricercate probabilmente in due campi. 11 primo, riguarda la scarsa sensibilizzazione del paziente verso l’importanza di un programma preventivo che, mirato alla “cura” di un qualcosa che non dà alcun sintomo negativo, eseguito con notevole sacrificio personale per un periodo di tempo lunghissimo (anche di diversi decenni), esiterà in un beneficio che è paradossalmente impalpabile: il mancato verificarsi di un evento cardiovascolare. Il secondo è da ascriversi alla scarsa conoscenza da parte del medico dell’effettiva importanza del controllo pressorio nella popolazione. Per inverosimile che possa apparire, infatti, i trattati di medicina interna e cardiologia maggiormente utilizzati nei paesi anglosassoni e latini durante i corsi di laurea e specializzazione dedicano moltissimo spazio alla fisiopatologia, clinica e terapia di cardiopatia ischemica, stroke e vasculopatia periferica, ma poche pagine all’inquadramento clinico dei veri killer dell’uomo moderno: i fattori di rischio. Per questo motivo, credo che non possiamo altro che salutare con piacere l’iniziativa della Piccin, che edita in italiano un ben noto testo americano, volto all’esposizione della fisiopatologia, diagnostica, clinica e terapia dell’ipertensione arteriosa essenziale e secondaria. Tale iniziativa mi sembra particolarmente riuscita per due ordini di motivi: il primo risiede nella qualificazione degli Autori chiamati a scrivere il testo, come è noto selezionati tra i maggiori esperti mondiali della materia. 11 secondo sta nella tipologia dell’opera. Rivolgendosi infatti sia allo specialista come fonte di aggiornamento sia al “general practitioner” ed allo studente come testo base su cui formare le proprie conoscenze sull’ipertensione arteriosa, il libro riesce a coniugare perfettamente la necessità di essere completamente esaustivo senza ripetere cognizioni di fisiopatologia cardiovascolare, renale ed endocrina che sono o dovrebbero essere già note al lettore. Tale encomiabile risultato viene raggiunto, in particolare, con l’uso di una parte testuale assolutamente proporzionata a quella iconografica, di cui fa sistematicamente solo da “didascalia ragionata”, senza mai prevaricarla, ma anche senza mai lasciare nulla alla libera interpretazione oppure alla oscurità dell’inconsapevolezza. 11 lettore, quindi, viene portato per mano attraverso i vari campi dell’ipertensione, senza tralasciarne alcuno, ma anche senza mai costringerlo a subire inutili ripetizioni e noiose teorie. Ciò, anche grazie alla appropriatezza della traduzione curata dall’allievo Claudio Ferri e da Cesare Puricelli, non potrà che contribuire a colmare quella lacuna tra conoscenza e pratica che rende ancor oggi l’ipertensione arteriosa un fattore di rischio tanto noto quanto mal trattato. Prof.ssa Anna Santucci

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