Descrizione
La continua evoluzione delle tecniche moderne e la sempre maggiore influenza che i fattori economici hanno sul settore sanitario danno origine a una sempre più ampia separazione della medicina dalla cultura del mondo e dalle idee delle persone presso cui la medicina stessa viene esercitata. L’interesse che lega gli uni agli altri, invece, dovrebbe essere l’essenza della medicina, delle motivazioni dei medici, dei bisogni dei malati, della ricerca. Per esercitare una buona Medicina bisogna tenere insieme le motivazioni culturali che la sottendono con le persone che l’esercitano e con i malati, ricordando che è inutile parlare della struttura psicosomatica dell’uomo dimenticandosi della dimensione relazionale dell’esistenza. Carlo Di Stanislao si occupa di agopuntura e altre medicine non convenzionali in un modo piuttosto inconsueto nel panorama italiano. Le sue parole chiave e le sue linee direttive sono: integrazione, sincretismo, collegamento. Egli non separa i saperi fra loro, ma anzi ricollega la filosofia all’antropologia, alla biologia, alla medicina; in lui c’è l’incontro fra varie culture. Proprio questi tratti pertinenti sono identificabili nel discorso che si svolge in questo libro: civiltà e culture diverse, portatrici di elementi specifici e autonomi, sono messe in relazione tra loro grazie al ruolo decisivo del simbolo (che riunisce) e della metafora (che rimanda a significati “altri”). Di Stanislao ci mostra che la medicina è una sintesi di arte e scienza; una complessa articolazione disciplinare (anatomia, fisiologia, neurologia, ecc.), ma anche impegno concentrato sul singolo, sull’uomo, sul malato. (Tratto dalla presentazione al testo di Giovanni Bologna)
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