Descrizione
Tre o quattro volte nella vita ho avuto la ventura d’incontrare medici e terapeuti di singolare “visionarismo” etico-scientifi. Per loro la passione della medicina come disciplinato sapere “scientifico” si trasfigura nel mito di un’attiva partecipazione al rito metamorfico della natura. Nella loro logica complessa la tensione partecipativa dell ‘umanità si lascia servire, giammai ridurre dall ‘indifferente neutralità. del naturalista. Ora, non essendovi altra funzione che sia potente quanto la parola a mediare le occasioni, i luoghi, i tempi, i soggetti della partecipazione immettendoli nel circolo di una rete infinita, i rari medici e terapeuti “visionari”, a dispetto di tutte le rigide e separanti nomencrature della “scienza”, allegramente praticano l’accomunante libertà “poetica” della parola. Lo confessa Pasquale Corrado, che é appunto uno di loro: “Posso solo sedermi su una roccia umida o su un tronco d’albero e aspettare di raccogliere tutte le parole che non hanno un luogo dove riposare, le parole che si fermano stanche per un lungo peregrinare senza dimora, affamate come le rondini per loro lunga corsa e piena di paura, sicure di essere afferrate dal mondo dell’ipocrisia”.
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