Descrizione
Introduzione Charles Beli nella sua opera The Hand (Pickering, London, 1837) si domandava: “Comment un homme mantient-jf une posture debout ou inclinée contre le vent qui souffle sur lui?” (Come può un uomo mantenere una postura eretta o inclinata contro il forte vento che soffia contro di lui?). Le risposte addotte dai fisiologi del tempo furono fuorvianti: nella logica anatomica degli organi di senso, “un organo per ogni senso”, si era cercato “un solo senso” dell’equilibrio per poi indicarne una pletora: · il vestibolo (Flourens, 1829), · i muscoli cervicali (Longet, 1845), · l’occhio (Romberg, 1853), · il piede (Heyd, citato da Vierordt, 1860) · e anche i muscoli oculomotori (Cyon, 1911). Vierordt (1860) fu il primo a tentare di spiegare che tutti questi organi potevano probabilmente partecipare alla stessa funzione, ma non fu compreso. Oggi sappiamo che la gestione della stazione eretta, problematica tutt’altro che semplice, non può essere affidata ad un solo organo od apparato, ma ad un insieme di processi e di strutture intercomunicanti che concorrono in modo definito alla stessa funzione. Le singole componenti, pur conservando una loro logica individuale, sono valide solamente se convenientemente assemblate e convergenti in un tutto, il Sistema (“La natura va pensata in termini di artico/azioni tra /e parti” – Morin). L’Uomo si differenzia dagli altri mammiferi per un innalzamento del baricentro ed un restringimento della superficie del poligono di appoggio: questo vero e proprio paradosso per le leggi della statica, lo caratterizza come l’essere vivente più esposto alle insidie di un equilibrio precario. Tuttavia, egli riesce, in via cibernetica, cioè con l’assimilazione, il controllo e l’elaborazione delle informazioni gravitarie, a sottrarsi alla tirannia dell’ambiente. Poiché l’arbitro cibernetico non sempre coincide con il cono di luce della coscienza, l’uomo è molto spesso “gestore ignorante” della panoplia antigravitaria di cui è dotato (Fig. I). A rinforzare tale definizione, non si deve dimenticare che nell’uomo, il 97% delle fibre di moto decorrenti nel midollo spinale ècoinvolto nella processualità cibernetica e solamente il 3% nell’attività intenzionale. In una meravigliosa concordanza tra mondo fisico e mondo biologico, la specie umana non solo non soccombe alla gravità, ma filogeneticamente si modella su di essa. Ciò avviene sulla traccia della memorizzazione nell’informazione genica, delle scelte evolutive.
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