Descrizione
PREFAZIONE L’attività fisica necessaria alla sopravvivenza è certamente diminuita nel corso degli ultimi decenni. Le macchine hanno sostituito in larga parte il lavoro umano, almeno nei paesi più evoluti. Ciò però non implica che tutti i problemi siano risolti. Come sempre accade, la risoluzione di una questione è un’apertura a questioni e problemi nuovi. Così, la liberazione dalla necessità di una gran quantità di lavoro fisico per sopravvivere, ha portato a problemi legati a questo fatto. Sostanzialmente, l’opinione corrente è che il corpo umano abbia necessità di un discreto livello di attività per mantenersi in buona salute e la sedentarietà è considerata un fattore di rischio per numerose malattie. Quindi, se l’attività fisica non è eseguita per lavoro, deve essere eseguita per il mantenimento di uno stato di salute accettabile e che duri il più lungo possibile. Se, da un lato, l’attività fisica ha un valore per la salute umana, dall’altro, lo sport è diventato un affare. Ciò ha aperto la strada a degenerazioni legate alla monetizzazione dell’attività sportiva. Una medaglia non è soltanto un riconoscimento e una soddisfazione, ma è diventata anche un fatto economico. D’altro canto, per molti, l’eccellere in uno sport può rappresentare una soddisfazione atta a compensare le molte insoddisfazioni dell’esistenza. Bisognerebbe comprendere che lo sport non dovrebbe essere visto come un mezzo per far soldi o per curare il mal di vivere, anche se ciò può avvenire. Diciamo ciò perché troppo spesso si osservano comportamenti antisportivi e pericolosi per l’atleta. Stiamo pensando, ad esempio, al fenomeno del doping. Sarebbe desiderabile che, quando un giovane cessa di essere tale, possa ricordare con piacere gli sport praticati in gioventù e averne vantaggi a livello del proprio benessere psicofisico. La fisiologia e la biochimica dello sport sono molto complicate, per alcune ragioni non difficili da evidenziare. Innanzitutto, le varie forme di sport sono molto diverse fra loro quanto a impegno fisico e mentale, intensità, durata e abilità tecniche richieste. Le situazioni cui gli sportivi, nel loro insieme, si possono trovare esposti, sono molto numerose ed è quindi evidente che è spesso necessario estrapolare situazioni laboratoristiche ben controllate per studiare quello che succede all’atleta, sul campo. Un secondo aspetto è quello statistico. Un campione è, per definizione, eccezionale per qualche ragione. Quindi, si può trattare statisticamente una popolazione di atleti, ma è difficile estrapolare i dati all’atleta di eccellenza a causa della sua singolarità. Non si deve, inoltre, dimenticare l’aspetto bioetico. Non ogni tipo di determinazione è possibile nella specie umana. Lo studio sull’animale da esperimento può aiutarci a superare questi problemi, ma non bisogna nemmeno dimenticare che l’animale è, spesso, molto diverso dall’uomo. In questo volume, gli autori si sono proposti di rivedere quanto la letteratura medica mette a disposizione oggi per comprendere o per porre problemi a livello molecolare, connessi con il lavoro fisico e con lo sport in genere. D’altro canto, questo volume vorrebbe essere utilizzabile da studenti, o comunque da persone interessate, che non siano biochimici professionisti. Abbiamo quindi cercato un punto di equilibrio in modo da fornire al pubblico un lavoro scientificamente fondato, ma non troppo complesso per i molti possibili lettori. In altri termini, il nostro intento è quello di essere semplici senza cadere nel semplicismo. Forse qualche lettore penserà che siamo riusciti a fare esattamente l’opposto. Ci scusiamo in anticipo con costoro, augurandoci che non siano la maggior parte. L’idea di scrivere questo manuale ci è venuta a seguito della recente apertura di corsi di laurea o facoltà universitarie in Scienze Motorie. In genere, i libri di biochimica a disposizione degli studenti trattano la biochimica generale, a volte la biochimica degli organi, ma molto raramente si occupano di esaminare quello che succede in seguito all’attività fisica e all’allenamento. Almeno in lingua italiana, non esiste molto, a nostra conoscenza, che possa affrontare queste tematiche. A noi sembra che la sempre maggior diffusione dell’attività sportiva richieda l’aiuto della scienza per l’elaborazione di schemi di allenamento, di comportamenti alimentari, ecc. D’altro canto, un approccio scientifico ai problemi potrebbe ridurre l’approccio “magico” all’attività sportiva, spesso osservabile e che, oltretutto, può essere pericoloso per l’atleta che lo segue. Esistono, in commercio, degli ottimi libri di biochimica. Non sarebbe male che il lettore di questo testo avesse letto prima quelli. Noi, infatti, non scriviamo un classico libro di biochimica, ma prendiamo in rassegna gli aspetti biochimici che interessano l’attività fisica e lo sport. Per questo motivo, vie metaboliche che sono trattate con una certa estensione nei testi di biochimica, sono qui appena accennate. Questa è stata una precisa scelta degli autori, atta a dirigere l’attenzione del lettore verso alcuni punti e, perché no, a contenere i costi di questa pubblicazione. Malgrado quanto detto sopra, abbiamo cercato di far sì che questo volume si possa leggere anche senza aver seguito corsi precedenti di chimica e di biochimica. Ovviamente la scelta del materiale da inserire è stata, a volte, laboriosa e potrebbe non essere condivisa da tutti. Ciò ci sembra inevitabile, come ci sembra inevitabile che in questo volume siano rimasti degli errori. Ci scusiamo di ciò e speriamo che venga, quanto meno, apprezzato il tentativo di mettere a disposizioni degli studenti e delle persone interessate una manuale che, pur svelto, contenga utili idee colte dalla letteratura scientifica disponibile. Gli Autori Giuseppe Arienti Amelia Fiorilli Perugia e Milano, maggio 2006
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