La preadolescenza

20,00 

Volume di 220 pagine
Anno di pubblicazione: Gennaio 2007
ISBN: 978-88-299-1847-8
Editore: PICCIN

Esaurito

COD: pi1847 Categoria:

Descrizione

Presentazione di Di Blasio Sono molte le ragioni che rendono questo volume particolarmente significativo. Un primo motivo di interesse risiede nel tema – la preadolescenza – frequentemente invocato per spiegare cosa accada a bambini che diventano ragazzi, ma in realtà poco studiato, se non dimenticato, dai ricercatori che si accontentano di definirla fase di passaggio, di transizione dall’infanzia all’adolescenza. Così non è, e in questo volume a tale periodo della vita vengono restituite specifiche connotazioni e caratteristiche distintive ben precise. Emerge un’immagine dell’adolescente più precoce oggi che in passato, propenso alle relazioni amicali ma ancora legato alla famiglia, disponibile a costruire valori e significati condivisi, fortemente nutrito dal mondo dei mass media, dai modelli e dai miti che questi presentano ma orientato ad abbandonarli ben presto per preferire figure significative del mondo reale. La famiglia e le relazioni affettive stabili si confermano condizioni di base importanti per un buon adattamento, soprattutto quando si traducono in pratiche educative non collusive, atte a contenere quei comportamenti pericolosi che tipicamente attraggono i ragazzi. Alcune condotte sono particolarmente rischiose e già nella preadolescenza se ne possono cogliere i segni. I disturbi alimentari, tutt’altro che rari nelle forme di bulimia e di anoressia, suggeriscono la necessità di ricostruire legami affettivi anche nel momento del pasto: luogo dal forte significato affettivo e relazionale. Le attribuzioni e le immagini connesse al consumo di alcol, percepito dai ragazzi come idoneo ad agevolare le relazioni sociali e dalle ragazze ad alleviare la tristezza o la solitudine, possono configurarsi come precondizioni che ne favoriscono l’abuso in adolescenza se non intervengono figure genitoriali autorevoli. Ma i rischi non finiscono qui. Che dire dei comportamenti sedentari, dell’obesità, dell’abuso di fumo di tabacco e di marijuana, del non uso del casco, degli atteggiamenti violenti verso cose o persone ecc.? Ancora una volta sono le persone dell’ambiente familiare o scolastico, attraverso una corretta educazione alla salute mediata da interesse autentico e desiderio di comunicare, a rappresentare solidi ed efficaci fonti di supporto e di promozione del benessere. E infine il segnale più inascoltato e il rischio meno presente nelle menti di educatori e genitori: quello connesso alla definizione della identità di genere e del relativo ruolo sociale che ne consegue. Sebbene fortunatamente i ragazzi qui studiati non presentino disturbi gravi, che per altro sono generalmente rari, alcune atipicità, segno di non completa soddisfazione rispetto alla identità di genere, meriterebbero una maggiore attenzione, anche in termini di educazione sessuale. Un secondo motivo di interesse del volume è il messaggio che trasmette, attraverso la struttura e la impostazione con cui è stato pensato, e quindi realizzato dai curatori, Maria D’Alessio e Fiorenzo Laghi, e dagli autori dei singoli contributi. Si coglie la tensione a voler trasferire ai lettori il valore della ricerca, dell’approfondimento, dell’osservazione desunta da dati empirici e nel contempo il senso dei confini dei vincoli entro cui i dati stessi possono e devono essere interpretati. Si tratta quindi di un volume in cui la ricerca sulla preadolescenza costituisce il vero nucleo aggregante. Ogni area o capitolo viene organizzato attorno ad un interrogativo non ancora ben esplorato o per nulla studiato, vengono definite le coordinate teoriche, illustrate le ragioni che motivano lo studio, descritta la metodologia e quindi discussi i risultati. Ma non è tutto. La riflessione sui punti di forza e di debolezza delle diverse ricerche presentate e la spiegazione che, nella successiva sezione approfondimento, viene fornita dei principali approcci teorici ed evidenze emerse nella letteratura di riferimento, completano e arricchiscono i contributi con un’esaustiva e dettagliata panoramica esplicativa che consente di cogliere appieno e di penetrare a fondo nelle sfaccettature della problematica trattata. In tal modo l’attenzione per i dati non sacrifica né limita la curiosità per lo “stato dell’arte” e la riflessione teorica non soffoca l’attenzione ai dati empirici. Una brillante soluzione, quindi, capace di coniugare l’amore della cultura europea classica per la speculazione teorica con la tendenza del mondo anglosassone a preferire l’aderenza essenziale ai dati di ricerca. Uno studioso o un esperto della materia, se lo desidera, può concentrarsi sui dati empirici e sull’immagine dei preadolescenti italiani che i risultati restituiscono; uno studente o chi voglia conoscere cosa sia stato scritto finora o quali siano i significati dei concetti illustrati approfondisce anche la seconda parte di ogni contributo per comprendere meglio il quadro concettuale e il dibattito teorico. Vi è poi un altro motivo di interesse, a cui rimanda il titolo stesso del volume, che specifica come la preadolescenza sia intesa nell’accezione di identità in transizione tra rischi e risorse. Il riferimento al concetto di rischio e risorse consente di gettare un ponte tra normalità e patologia, tra adattamento e disadattamento, all’interno di una prospettiva teorica – la attuale psicopatologia dello sviluppo process-oriented – che trova nel concetto di continuità il suo fulcro essenziale. Parlare di rischi e risorse, o se vogliamo di fattori di rischio e fattori protettivi, che intervengono nel percorso di sviluppo e, in questo caso, nella fase di costruzione di un’identità in transizione, significa da un lato aderire all’idea di un presente in continuità col passato e dall’altro cogliere l’influenza delle esperienze, non solo in chiave di fattori che mettono a rischio, ma anche di potenzialità e risorse capaci di modificare o modulare un percorso evolutivo. Questa prospettiva interpretativa obbliga a cogliere le connessioni tra esperienze precoci, predittive di disturbi evolutivi, e condizioni ambientali, sociali e relazionali che potrebbero o possono rappresentare spinte propulsive capaci di contrastare una traiettoria rischio. Non si tratta semplicemente di spostare l’accento dal concetto di rischio a quello di risorse o protezione, ma di mantenere un’attenzione congiunta e binoculare sull’interazione tra questi elementi. La psicopatologia dello sviluppo ne esce quindi rafforzata poiché affonda le sue radici nella evoluzione tipica e nella specifica individuazione degli ostacoli che la contrassegnano, quali chiavi esplicative cruciali per penetrare nelle sfaccettature complesse e multidimensionali che caratterizzano gli esiti di adattamento o di disadattamento. Per questa sostanziale unitarietà e continuità dall’adattamento al disadattamento, assume particolare rilievo l’accento posto da questo volume sulla preadolescenza, periodo nel quale si avviano cambiamenti sostanziali i cui segni, se compresi pienamente e tempestivamente, possono modificare o contrastare percorsi potenzialmente a rischio. Non a caso alcuni problemi che poi l’adolescenza enfatizzerà sono, in parte, già presenti, come indicatori precoci, nelle relazioni tra pari e in quelle familiari, nel rapporto con il cibo e con l’alcol, nel primo emergere delle relazioni sentimentali e soprattutto nella definizione dell’identità personale di genere. L’interscambio tra passato, presente e futuro, nella percezione stessa che i preadolescenti hanno della propria collocazione temporale, costituisce di per sé una interessante dimensione interpretativa in chiave di presenza o assenza di rischio per la salute e per la propensione verso comportamenti disadattivi. Questi temi, significativi per la comprensione del delicato equilibrio tra adattamento e disadattamento, hanno un’interessante connessione con i modelli di identificazione veicolati dalla TV e dai mass media a cui sono esposti bambini e ragazzi: argomento nuovo in questo contesto poiché il significato dei media viene declinato in chiave di fattori di rischio o di protezione nel confronto, che i dati di ricerca ben evidenziano, tra modelli identificativi dei bambini più piccoli e quelli dei più grandi. In sintesi, quindi, un volume in cui i livelli diversi e ben integrati – quello della ricerca, dei quadri concettuali di riferimento, l’attenzione all’adattamento e al disadattamento e ai fattori di rischio e di protezione – consentono non solo di conoscere e di imparare, ma anche di attingere spunti preziosi per interventi di promozione della salute. Paola Di Blasio Professore Ordinario di Psicologia dello Sviluppo Università Cattolica di Milano Presentazione di A. Guidi Preadolescenza, bella sfida, bel libro! Mai come oggi la preadolescenza dovrebbe essere al primo posto tra le attenzioni dell’educatore, in tutte le sue configurazioni, dal genitore a chi se ne occupa. Essa, che in maniera labile, si posiziona tra un bambino che da troppi adulti viene dichiarato al centro delle attenzioni (forse per essere colpito da freccette!) ma troppo spesso solamente virtualizzato nella cultura dell’attenzione e di quest’adolescenza lunghissima, lunga come un elastico che rischia di spezzarsi. Questo periodo di difficile connotazione, continuamente alla ricerca di una propria identità, e non soltanto per un suo malessere, ma per uno smarrimento che coinvolge tutto il suo contesto e la cultura del mondo che la circonda. Infatti, mai come oggi, la nostra società mette in discussione la propria identità. Il giovane non vive in un’unica dimensione, ma spazia su diversi e spesso contrastanti livelli di realtà. Egli, che davanti allo schermo, davanti ad uno stadio, o su di una strada, ha mille possibilità di percorrere vecchi e nuovi sentieri, ed è proprio attraverso questi, qualcuno negato (con sempre meno spazi fisici), ed altri sempre più virtuali, che può certo arricchirsi, ma allo stesso tempo può, se non affogare, quantomeno “perdere la bussola”. Vi è una continua contraddizione in sé e di fronte a sé, quella di avere sia opportunità positive che negative. Per quanto riguarda la negatività mi riferisco ai cosiddetti rischi: il rischio di perdere o di raffigurare con troppa difficoltà la propria identità, il rischio delle dipendenze, dell’annullare se stesso, del nascondersi attraverso stereotipi vivendo in un continuo “reality”. In questo difficile percorso di vita, che nega qualunque certezza e spesso si evolve in disagio che può arrivare alla malattia, dobbiamo parlare anche di chance, chance che l’adulto deve in parte aiutare a far sorgere o potenziare, ma che dall’altro lo stesso preadolescente deve in qualche modo autogestire. Mi riferisco alla possibilità di trasgredire anche positivamente, a quella di relazionarsi ad altri vicini e lontani, o di raffigurarsi nella misura in cui ci si confronta realisticamente. Certo, pensando alla nostra preadolescenza forse più dura ma piena di concretezze e punti di riferimento, potrà sembrare poco ma in questo periodo così complesso può essere tanto! Io non sono tra quei profeti di sventura che vede solo trabocchetti, faccio parte di quelli che cercano di vedere anche nelle difficoltà tante possibilità di irrobustirsi o allo stesso tempo di perdersi. Questo libro ne parla, esso prende le mosse anche da un’iniziativa che mi coinvolse in un’attività precedente di governo, dove mi impegnai, assieme alla iper-creativa Prof.ssa Maria D’Alessio ed altri, per cercare di definire, in questa galassia-preadolescenza, i più significativi fattori di rischio e di protezione. Questo percorso è iniziato, e questo libro ne è un segmento importante e significativo. Oggi parlano gli adulti che raffigurano l’esistenza del preadolescente attraverso punti di riferimento e di studio. Personalmente credo che in futuro si potrebbero identificare luoghi dove il preadolescente descrive se stesso, parla di se stesso, ma soprattutto realizzi una parte del proprio percorso. On. Antonio Guidi

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