Descrizione
L’attesa morte del libro come conseguenza del diffondersi delle moderne tecnologie informatiche, con le loro formidabili capacità di gestione e di distribuzione di testi e di immagini, non è ancora avvenuta. Non è difficile, tuttavia, individuare alcune categorie di libri a più serio rischio di estinzione. Fra queste, un posto di prima fila lo hanno di certo i manuali universitari, specialmente quelli relativi alle discipline morfologiche, per insegnare e imparare le quali è necessario fare ricorso ad un ricco apparato iconografico. In passato, almeno fino ai tempi in cui a frequentare le aule universitarie erano gli studenti della generazione alla quale entrambi apparteniamo, Bruno Sabelli ed io, le forme degli animali e, soprattutto, i dettagli della loro anatomia erano affidati a grandi tavole a colori, di tradizione tedesca. Ogni giorno, prima che il Professore di Zoologia entrasse in aula, il bidello ne appendeva una o due alla parete, vicino alla lavagna. Una buona parte delle spiegazioni si sarebbe svolta proprio attorno ai dettagli mostrati dalle vecchie ma accuratissime tavole. Tavole che più tardi sarebbero finite in qualche deposito polveroso, da cui forse sarebbero emerse come curiosi oggetti antiquari, degni magari di essere illustrati in una pubblicazione. Nel frattempo, negli anni in cui a nostra volta abbiamo cominciato a insegnare la Zoologia, in soccorso di chi, some il sottoscritto, non poteva vantare grandi abilità di disegno alla lavagna vennero invece le diapositive, grazie alle quali era possibile mostrare agli studenti anche l’aspetto di qualche animale fotografato vivo, nel suo ambiente naturale. Ma ogni diapositiva in più comportava un impegno e uno sforzo tale, che le nostre rassegne iconografiche erano sempre molto lacunose e insoddisfacenti. In anni ancor più vicini, l’impiego della lavagna luminosa ci procurò maggiore autonomia e flessibilità nel preparare il nostro materiale didattico, ma con forti limitazioni per quanto riguardava le immagini a colori. Una vera rivoluzione è avvenuta negli ultimi anni, con il diffondersi sempre più rapido delle presentazioni informatizzate, utilizzabili in aule ormai sempre più spesso dotate di un impianto fisso per la videoproiezione. È facile quindi, per il docente, recarsi in aula con una serie di diapositive in formato digitale, nelle quali i tradizionali disegni schematici possono essere accompagnati da un numero illimitato di immagini a colori. Quasi nessuno di noi, tuttavia, riesce a integrare i due tipi di iconografia in modo tale che il dettaglio anatomico sia leggibile sullo stesso materiale attraverso il quale vogliamo fornire allo studente un’idea dell’aspetto complessivo dell’animale. Una simile raccolta iconografica non può essere che il frutto di lunghi anni di paziente lavoro di studio e di insegnamento ed è improponibile che essa rimanga chiusa nel computer di chi l’ha realizzata. Una vasta raccolta di questo tipo, unica nel suo genere almeno nel nostro Paese, è stata realizzata da Bruno Sabelli, rielaborando l’idea di un suo vecchio Atlante, con foto in bianco e nero, che molti di noi hanno conosciuto, ap- prezzato e utilizzato negli anni passati, ma che ora, in un mondo che non sembra più capace di comunicare senza il ricorso ad una valanga di belle immagini a colori, avevamo forse dimenticato. Auguro a questa nuova fatica di Sabelli il grande successo che merita, sia come prezioso, anzi insostituibile strumento didattico per i corsi di Zoologia, sia come campionario della diversità animale, a beneficio di una generazione di cultori delle scienze della vita i cui orizzonti, troppo spesso, non vanno al di là della drosofila, del pesce zebra e di pochi altri “organismi modello”. Un’immersione in questo catalogo figurato di piani strutturali non può mancare di stimolare nuovi interessanti interrogativi sul mondo naturale. ALESSANDRO MINELLI
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