LE FRATTURE DEI PIATTI TIBIALI

120,00 

Timeo Editore
Formato: 21 X 29,7
Anno: 2011
Lingua: ITALIANO
ISBN: 978-88-97162-02-5
ortopedia, traumatologia

Esaurito

COD: ti6202 Categoria: Tag: ,

Descrizione

Negli anni si è consolidato il concetto di ‘personalità della frattura’ inteso come la somma dei diversi fattori anatomici, funzionali ed individuali di ogni paziente. Anche per le fratture del piatto tibiale, grazie all’imaging moderno, sia radiologico che ottico, è divenuta più facile la comprensione della loro ‘personalità’. Inoltre la standardizzazione di nuove vie d’accesso ha sensibilmente cambiato il trattamento di queste fratture, sovente complesse, soprattutto dopo l’introduzione dei nuovi mezzi di sintesi, come i chiodi di terza generazione, con molteplici elementi di bloccaggio prossimale e le placche a stabilità angolare. I tempi erano quindi maturi per presentare tali novità tecnologiche in una pubblicazione monografica. Il merito va a Roberto Pessina che ha coordinato i vari argomenti coinvolgendo un gruppo di esperti che hanno riportato la loro esperienza: ne è così derivato un manuale omogeneo che affronta i diversi aspetti di queste fratture. La lettura sistematica delle immagini TAC permette di scegliere la/e via/e ottimali per l’accesso ai diversi frammenti della frattura con una minore invasività. Il concetto di mini-invasività, molto alla moda negli ultimi anni, offre vantaggi concreti a condizione che non vengano sacrificati i principi fondamentali del trattamento delle fratture, come la congruenza articolare e il ripristino degli assi anatomici. Va ricordato che la lunghezza dell’incisione non può essere una misura dell’invasività, poiché è egualmente facile causare danni alle parti molli con manipolazioni ripetute attraverso piccole incisioni. Inoltre le tecniche mini-invasive richiedono conoscenze anatomiche uguali se non superiori a quelle necessarie per la chirurgia aperta. Rimane sempre valido il principio: ‘anatomia magistra chirurgiae’! In un momento in cui l’insegnamento dell’anatomia macroscopica ha perso il posto privilegiato che aveva in passato, appare imperativo l’apprendimento dell’anatomia applicata sui preparati anatomici e non sui pazienti. Solo così si possono utilizzare con successo anche vie d’accesso complesse e non molto frequenti come, per esempio, la via laterale con osteotomia sottocapitata del perone. Le tecniche e i concetti presentati con cura nel presente manuale devono essere letti in modo critico, ricordando che per una data patologia non esiste una soluzione unica, ma ne esistono di solito diverse. Nella valutazione di un caso concreto si deve tener conto oltre ai fattori individuali del paziente anche alle alternative tecniche, dopo studio approfondito dei dati della letteratura (EBM), senza dimenticare le preferenze e le esperienze del singolo chirurgo. Al giorno d’oggi le tecniche di informazione e di comunicazione (tramite Internet) permettono inoltre un facile interscambio di documentazione clinica e radiografica concernente casi particolari e/o complessi, con possibilità di consulti multipli (second, third, ….opinions), sia nazionali che internazionali, con conseguente beneficio per il paziente, che di solito non solo gradisce, ma spesso, richiede tali consulti. Con l’aumento di pubblicazioni che provano la stretta correlazione tra numero di casi trattati da un singolo chirurgo (case load) ed i risultati, dovrebbe essere evitata la ‘chirurgia occasionale’. Per raggiungere questo scopo, si intravedono due possibilità: il trasferimento del paziente con problematiche rare o particolarmente complesse, nell’ospedale in cui viene trattata di frequente tale complessa patologia oppure la ‘mobilità chirurgica’ cioè lo spostamento del chirurgo esperto (maggiore numero di casi trattati) presso l’ospedale dove il paziente è stato ricoverato. Entrambe le soluzioni hanno vantaggi e svantaggi, in relazione al paziente, ai diversi chirurghi coinvolti e alla disponibilità delle attrezzature idonee nei vari ospedali. In ogni caso la collaborazione fra i diversi chirurghi dovrebbe essere la migliore possibile nell’interesse del paziente e la scelta della via più idonea al migliore trattamento, e quindi al migliore risultato con minori complicazioni, e dovrebbe essere demandata completamente allo specialista senza eccessive interferenze burocratiche o politiche. Concludendo, grazie alla puntuale suddivisione degli argomenti e alla ricca documentazione grafica e radiografica, ne è risultato un manuale di piacevole lettura, sia per una rapida consultazione che per uno studio sistematico delle fratture del piatto tibiale. Prof. Pietro Regazzoni

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