Il paziente ipomobile, dalla cute sana all’ulcera

40,00 

ISBN 978-88-89397616
Pagine: 115
Anno 2006
Casa editrice Mattioli 1885

Esaurito

COD: mt037 Categoria:

Descrizione

Quando qualche tempo fa OmelIa e Primo mi chiesero di scrivere una presentazione del volume allora in fase di rifi­nitura, la prima sensazione fu di orgoglio; essere chiamati a presentare un volume è un incredibile segno di affetto e rispetto al tempo stesso, da qui la mia gratitudine agli autori. Nota è la mia natura di curioso e spesso di intransigente, pertanto, chiesi copia delle bozze, volevo rendermi conto di come alcune indubbie difficoltà potevano essere state affron­tate. Gli autori, un’infermiera ed un medico, sono persone con profili professionali differenti e con un approccio a volte antitetico al malato ma, nel campo vulnologico (studio delle ferite ndr), si può lavorare solo in ambito interdisciplinare, soprattutto questi due profili devono collaborare. Nell’am­bito delle lesioni cutanee croniche si è sentito tanto parlare della cute perilesionale, di come approcciarla, interpretarla e trattarla, ma qui un dermatologo veniva a portare la propria esperienza sulla cute. Ultimo punto il “medicalese”, sappia­mo come negli anni il linguaggio sanitario abbia preso una propria autonomia, talvolta svincolandosi dalla lingua comu­ ne, arrivando sino a veri e propri dialetti, come avrebbero esposto e confrontato gli autori le due lingue “infermierese” e “dermatologichese”? Ecco pertanto l’attesa del lavoro. Finalmente mi arrivarono le bozze e, devo dire, senza for­zare, ho avuto il piacere della lettura di un lavoro che scorre, denso di notizie e illustrazioni, degno della migliore inter­disciplinarietà. In queste pagine potrete trovare i due approcci, quello me­dico/dermatologico e quello infermieristico, in un connu­bio in cui scienza e praticità si incontrano in una sintesi che può derivare solo dal confronto e dalla collaborazione. Il lavoro in sanità, che io amo profondamente, è una delle professioni o scienze dell’intelletto, e dell’intelletto la cosa che trovo più interessante è la sintesi: il rendere semplice ciò che prima appariva complesso. Questo è quanto ho tro­vato in questo volume, scorrevolezza e semplicità collegate da moltissime nozioni ove la cute, che spesso è assente e desiderata nelle nostre ferite, è il trait d’union dell’opera. Un altro dato a favore degli autori che vorrei sottolineare è come si parli senza alcuna forma reverenziale o diminutiva degli “errori”; questo eterno spauracchio è qui trattato come un normale evento, incidente di percorso o applicazione di tecniche desuete ma consolidate dalla lunga pratica. Ottima, infine, la chiusura che invita il lettore a considerare la responsabilità, nelle sue basi di conoscenza e scelta, un fatto ormai ineludibile per qualunque professionista. Questo lavoro rappresenta per me una sintesi di quello che vorrei divenisse l’Associazione Italiana Ulcere Cutanee, di cui mi accingo a divenire Presidente: un punto di collabo­razione, discussione e confronto che può solo portare tutti ad essere più grandi. Benvenuta quindi a questa nuova e innovativa opera nel campo della vulnologia, cui posso solo augurare una ampia diffusione, mentre agli Autori vorrei rivolgere un augurio chi osando con.un detto orientale: “per avere una vita com­pleta un uomo deve piantare un albero, avere un figlio e scrivere un libro”, che questo sforzo possa per voi essere una pietra miliare. Infine un grazie per l’onore concessomi affidandomi la pre­sentazione, ad majora. Prof Elia Ricci

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