Descrizione
Prefazione La prima parte del testo tratta della fisiologia del sistema masticatorio. Questo argomento viene indicato, anche, con il termine di gnatologia, che letteralmente significa la “scienza dei mascellari”, e comprende quindi le conoscenze relative all’anatomia e alla funzione dell’apparato masticatorio. L’occlusione, invece, può essere definita come il “modo in cui le arcate dentarie vengono in contatto” e questo modo dipende essenzialmente dall’anatomia dentoscheletrica. Per comprendere il ruolo peculiare dell’occlusione all’interno della funzione masticatoria si può utilizzare un confronto con la mobilità articolare di altri distretti corporei, in cui, il limite al movimento è determinato esclusivamente dall’anatomia muscolo-articolare; non esiste, dunque, altro limite strutturale. Anche i movimenti mandibolari sono limitati nelle loro massime escursioni dall’anatomia delle ATM ma, sia durante le attività funzionali, che a riposo, la mandibola occupa posizioni ed esegue movimenti che sono strettamente condizionati nella loro direzione, ampiezza, e forza dal modo con cui le arcate dentarie vengono in contatto e cioè dall’occlusione. La peculiarità del sistema stomatognatico consiste proprio nel fatto che l’occlusione rappresenta una sorta di vincolo di straordinaria precisione ai movimenti funzionali: è noto come la percezione degli spostamenti interdentali sia nell’ordine di poche frazioni di millimetro. La gnatologia è una scienza relativamente giovane che si è costituita come tale quando si è iniziato a confezionare le prime protesi “fuori dalla bocca”, per cui era necessario risolvere tutti i problemi relativi alla costruzione, alla stabilità e al trasferimento ad un mezzo che simulasse l’apparato masticatorio. Le analisi e le soluzioni prospettate furono essenzialmente di tipo meccanico-geometrico e, oltretutto, le principali furono sviluppate da matematici (Bonwill 1885) ed ingegneri (Hanau 1926) e questo probabilmente condizionò fortemente la gnatologia che assunse un indirizzo essenzialmente meccanicistico. Ciò rappresenta un grande limite e in certi casi ha favorito la nascita di teorie gnatologiche frutto più di elucubrazioni teoriche che di osservazioni sulla fisiologia del sistema. Quindi, se, certamente esistono aspetti meccanici della gnatologia questi sono secondari rispetto al controllo neurosensoriale del sistema masticatorio per cui è auspicabile un indirizzo meno meccanicistico e più attento agli aspetti neurologici e funzionali. La seconda parte tratta dei disordini craniomandibolari la cui rilevanza, nella popolazione, è in continuo aumento e che, oltretutto, sempre più frequentemente vengono diagnosticati anche in ambito otorino, neurologico, fisiatrico. Questo argomento deve essere ben distinto dall’occlusione in quanto, a differenza di quanto si è ritenuto in passato, l’occlusione non rappresenta l’unico e principale fattore eziologico dei disordini cranio-mandibolari. Anzi per molti Autori rappresenta un fattore secondario. Tuttavia la questione è tutt’altro che risolta, tanto più che la stessa definizione di malocclusione o l’identificazione dei precontatti o delle interferenze occlusali sono fonte di radicali controversie. Per questo, nel testo, è stato dato particolare spazio all’analisi dei meccanismi fisiopatologici ed eziopatogenetici che possono spiegare l’instaurarsi della patologia. Il procedimento diagnostico deve partire dalla diagnosi differenziale con le malattie, caratterizzate, soprattutto, dal dolore craniofacciale. Quindi, come sempre, basarsi sulla sequenza anamnesi-esame obiettivo-esami strumentali. La Risonanza magnetica rappresenta la miglior tecnica d’immagine delle ATM, con un’elevatissima corrispondenza con l’osservazione diretta in sede chirurgica. Il suo utilizzo diagnostico è fondamentale anche perché offre notevoli possibilità di valutazione prognostica e di indirizzo terapeutico. Riteniamo sia necessario estendere la visita ad almeno il distretto cervicale, senza trascurare tutti i dati che possono rilevare la presenza di disturbi psicologici o disordini posturali. A proposito dei rapporti tra occlusione e postura esistono punti di vista diametralmente opposti: si va da un atteggiamento fortemente dubitativo della medicina ufficiale all’adesione, quasi fideistica, di certe medicine cosiddette alternative. Certamente l’approccio basato su evidenze statistico-scientifiche è quello corretto, tuttavia, sempre più, vengono dimostrate correlazioni di tipo bio-meccanico, neurologico, sperimentale e clinico, che collegano il sistema stomatognatico a quello posturale. La terapia dei Disordini craniomandibolari parte dalla rassicurazione del paziente, ha come presidi terapeutici fondamentali le placche occlusali e la fisioterapia, ma può necessitare dell’intervento chirurgico. L’utilizzo di metodiche endoscopiche ha ampliato notevolmente il campo d’azione della chirurgia dell’ATM, cosicché in certi casi essa rappresenta la scelta terapeutica d’elezione. Si può, quindi, concludere che la caratteristica peculiare di questa patologia sia la pluralità: multifattoriale è l’eziologia, molteplici sono i sintomi, e più d’uno sono i mezzi terapeutici che spesso richiedono un approccio multidisciplinare. Per questo, anche l’attitudine del terapeuta dovrebbe essere caratterizzata da una pluralità di vedute: non si può avere un approccio esclusivamente gnatologico o psicologico o altro, né affidare la diagnosi ad un solo mezzo strumentale, né tantomeno utilizzare invariabilmente lo stesso procedimento terapeutico. La comprensione del paziente, la flessibilità intellettiva ed operativa ed anche la disponibilità a rivedere le proprie convinzioni, più che un auspicio, rappresentano un obiettivo. Gli Autori
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