Descrizione
La sofferenza umana e tutte quelle condizioni che i medici si preoccupano di curare non si verificano “nel” corpo, come subliminarmente si suggerisce nel pensiero medico classico, ma nella vita. Spesso, ma non sempre, il corpo, inteso nella sua accezione biologica, fornisce la testimonianza più concreta di questa sofferenza. Così è il vissuto somatico, che il paziente narra, a costruire la trama essenziale di ogni idea di malattia. E il vissuto somatico è un evento soggettivo, mal localizzabile che fuoriesce dai confini del corpo fisico e pervade l’ intera vita, modificando la qualità delle relazioni, la forma degli affetti, il ritmo delle attività, la considerazione di sé. Se pensata con queste caratteristiche la sofferenza umana, il male di vivere, ma anche il dolore connesso con l’esperienza di malattia, diventano realtà non localizzabili (o solo parzialmente localizzabili) nel corpo. Senz’altro non solo nel corpo biologico. Per cui: o ci apriamo ad una portata tendenzialmente metafisica dell’esperienza del male, o dobbiamo rivedere la nostra idea di corpo, per estenderla molto al di la dei suoi limiti materiali. Fino a farne sopra tutto una esperienza soggettiva tesa a rappresentare la concretezza del nostro esistere e la sua apertura verso il Mondo. Questo lavoro ha lo scopo di recuperare un punto di vista diverso, da quello che negli ultimi tempi va per la maggiore, su un ampio settore della patologia psichiatrica individuando in una modificazione dell’esperienza somatica l’evento causativo principale. Ma non in un’ottica speculativa o estetizzante, bensì in una prospettiva molto pratica volta a individuare un paradigma che rapporti i segni clinici della malattia ad una esperienza somatica soggettiva e alle sue alterazioni. Nel tentativo di lettura del fenomeno morboso verrà dunque mantenuto l’ “episteme” che sottende l’operatività medica, compreso il suo “scire per causas”, partendo però da un paradigma referenziale non centrato sull’anatomia, ma su l’esperienza somatica (“il corpo vissuto”), sulla rappresentazione (più o meno dichiarativa) che ciascuno di noi ha del proprio corpo.
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