Descrizione
Omicidi efferati, violenze sessuali, baby gang: scenari inquietanti, il dilagare di una aggressività incontrollata, l’incapacità di tollerare le frustrazioni, di mentalizzare ed elaborare i fisiologici conflitti adolescenziali in una mediazione che consenta la crescita. Su ciascun episodio che giunge a configurare un reato ecco poi l’inevitabile amplificazione mediatica che semplifica, banalizza, riduce e propone soluzioni immediate; prima fra tutte, la sanzione, con le sue varianti: l’inasprimento delle pene, l’abbassamento dell’età per l’imputabilità. Ma colui che intenda professionalmente accostarsi alla sfida che la violenza giovanile pone al mondo degli adulti, non può accettare un simile approccio: deve conoscere i presupposti teorici dell’aggressività, le dinamiche nei gruppi, l’incidenza dei quadri psicopatologici, l’influenza dei media nel suscitare o innescare condotte violente, le potenzialità di recupero insite anche nel sistema della giustizia penale minorile. Una sfida, dunque, ancor più importante e delicata quando si evidenzi che, a dispetto del comune sentire, omicidi e, in genere, crimini violenti compiuti da ragazzi, non sono aumentati nel corso degli ultimi dieci anni. Gli autori, entrambi testimoni in prima linea, si propongono attraverso la narrazione di casi e la collaborazione di importanti e accreditati ricercatori, di presentare il fenomeno analizzandone origine, caratteristiche, predizione, trattamento e recupero, in una sintesi ricca di spunti anche critici: genetica e ambiente legano indissolubilmente i figli ai loro padri.
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