Descrizione
Gioco come svago liberatorio, gioco come lavoro. Isola gioiosa che ritempra dalla vita lavorativa, baratro in cui si precipita. Debiti di onore, ricchezze improvvise, disgrazie progressive. Gioco come “metodo scientifico”, gioco come superstizione. Perdere l’anima al gioco e invocare tutti gli dei a proteggerci. Gioco come sessualità e coppie inaridite dal gioco. Giochi di ruolo e ruolo del giocatore. Gioco come patologia degli impulsi, disturbo di personalità, ossessività perniciosa e gioco come modalità principe di crescita, di esplorazione di nuovi mondi, di nuovi sé. Giochi immobili (solo il cuore batte all’impazzata) e giochi in cui si rincorrono vertigini e sensazioni estreme. Giochi di testa e giochi di fortuna. Giochi da donne e giochi da uomini. Stato biscazziere che incarcera i biscazzieri. Gioco liberatorio e gioco che schiavizza. Desiderio di vincita e forte emozione per la perdita. Entusiasmo (possessione divina) nel presumere di saper prevedere il futuro e senso di abbandono quando la ruota gira in senso avverso. Giocare, suonare, impersonificare, scherzare, assumere rischi, divertirsi, recitare. Capire l’Homo ludens in tutte le sue sfumature e, allo stesso tempo, cambiarlo, utilizzare la struttura del gioco anche all’interno della terapia. Ossimori. Contraddizioni che si aggrovigliano in cui l’aspetto “buono” e quello “cattivo” diventano parte dello stesso gioco. Un’interessantissima chiave di lettura per capire e aiutare malati di recentissima classificazione nosografica e di antichissima storia. Un viaggio che non può non coinvolgere… Scommettiamo?
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