Descrizione
Perché medici, infermieri, ostetriche e tutti gli altri operatori sanitari negli ultimi anni dichiarano così frequentemente di essere insoddisfatti? Questo malessere dipende solo da fattori oggettivi – regole istituzionali, contratti e modalità di lavoro – o è possibile ricercarne la ragione, almeno in parte, in aspetti soggettivi – aspettative, obiettivi e in generale idee con cui ciascuno affronta la realtà di lavoro? Gli Autori, con la loro esperienza di formatori e consulenti, propendono per la seconda ipotesi e forniscono una spiegazione, la cui chiave di lettura risiede nell’analisi del rapporto persona-organizzazione. Secondo questa interpretazione, la relativa inefficacia nel governare in modo soddisfacente lo spazio della persona all’interno delle organizzazioni sanitarie dipende dal fatto che si tende a leggerlo più dal punto di vista dei due termini (persona o organizzazione) presi separatamente, piuttosto che dal punto di vista del loro rapporto. Poiché ogni rapporto è possibile in senso compiuto solo se si configura fra soggetti competenti, è necessario che ogni attore organizzativo, indipendentemente dalla posizione, sviluppi alcune proprie personali competenze circa i rapporti all’interno dell’organizzazione ed è altrettanto evidente che tali competenze si costruiscono a partire dall’esperienza nelle concrete situazioni di lavoro, sostenuta da adeguate conoscenze teoriche. Nel volume è dunque proposta una chiave di lettura del disagio e un metodo per affrontarlo: non sono fornite soluzioni preconfezionate né prescrizioni comportamentali, ma informazioni e spunti di riflessione per favorire un più efficace lavoro personale. Se è vero, infatti, che nei momenti di disagio si tende a cercare risposte rapide e soluzioni “magiche”, sarebbe invece auspicabile prendersi il tempo necessario per analizzare e sviluppare tali competenze, senza cadere nella tentazione del semplicismo e accettando di affrontare la complessità, che è insita in ogni rapporto.
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