Descrizione
La previdenza ha sicuramente subito profondi travagli. Infatti per l’invecchiamento della popolazione, con un rapporto vicino alla parità tra attivi e pensionati, ma soprattutto per la mancata capitalizzazione dei contributi in molte gestioni, si è incrinata la possibilità dell’erogazione delle prestazioni e il legislatore per fronteggiare la domanda pensionistica ha cercato uno scudo, riformando le regole e i meccanismi dello Stato sociale. Ma le attuali riforme del sistema pensionistico, nella apparente logica di rivedere le norme che creano sperequazioni specialmente tra pubblico e privato, in realtà vengono fatte per colmare con determinati provvedimenti restrittivi i vuoti gestionali degli enti che sono stati costretti a bruciare le proprie risorse con spese improprie di natura meramente assistenziale, ignorando che le diversità delle prestazioni derivano anche da differenti meccanismi contributivi. Pertanto risulta chiaro che tale scusante è stata solo un paravento. La mutualità è posta nei singoli enti e la socialità va ricercata con l’imposizione fiscale e non con una confisca delle capitalizzazioni contributive previdenziali, proprietà dei singoli lavoratori che durante la vita lavorativa con un risparmio forzoso hanno creato un fondo per le loro future pensioni. La pensione non è, infatti, un assegno dispensato dallo Stato, ma una prestazione assicurativa previdenziale con aspetti mutualistici pagata dal lavoratore con sacrifici contributivi a valore reale durante la attività lavorativa. (dalla presentazione dell’Autore)
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