Descrizione
C’è un tempo e un luogo per ogni diagnosi: dagli ultimi decenni del secolo scorso, almeno nel mondo occidentale, siamo immersi nel tempo della depressione. Lo dicono i numeri della epidemiologia, lo documentano le cifre sul consumo dei farmaci antidepressivi, lo titolano i media parlando del male del secolo, lo sottolinea l’Organizzazione Mondiale della Sanità paventando una pandemia. Il termine “depressione” appartiene alla clinica dei disturbi dell’umore, ma nel linguaggio comune è usato per descrivere una “società depressiva” e dare un nome a una fascia sempre più ampia di sentimenti imprecisati poco differenziati da autentici stati psicopatologici. Una vera e propria galassia che si è espansa senza confini e senza punti di orientamento per la navigazione. Ma di quali depressioni stiamo parlando come clinici? Di quale depressione parlano i nostri pazienti? Che cosa stiamo curando? Possiamo continuare a fare del paradigma classico della depressione il nostro principale punto di riferimento? O dobbiamo piuttosto ipotizzarne una radicale trasformazione e pensare alla possibilità di nuovi e differenti paradigmi per forme depressive altamente eterogenee? E infine, che cosa è cambiato? Il nostro sguardo, l’espressività fenomenica della patologia o perfino il senso della depressione? Di fronte a queste domande questo volume si pone come strumento di “pronto soccorso” per aiutare il clinico ad orientarsi di fronte a forme di depressione al limite fra vita e malattia.
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