Descrizione
Questo libro nasce dalla collaborazione del sottoscritto con alcuni dei futuri psichiatri, iscritti al primo anno della seconda scuola di specializzazione in psichiatria dell’Università degli Studi di Roma – La Sapienza – diretta dal prof. Roberto Tatarelli. Insieme ai giovani colleghi, ho cercato di trovare un sistema di trasmissione e scambio di informazioni e nozioni, che non fosse il solito modello del docente che insegna, ma anche di quello che educa. Non solo, quindi, mettere dentro ma anche tirare fuori. Giovani medici da poco laureati si affacciano al mondo della psichiatria, portatori di molti valori e qualche preconcetto. Mi era sembrato corretto, all’interno dell’insegnamento che conduco, inserire concetti e proporre riflessioni, sulla salute della nostra mente; inoltre, su come ipotizziamo possano essere presenti in noi e dentro gli “altri” certe definizioni in grado di orientare il nostro pensare prima ed agire poi. Essere psichiatri vuol dire anche svolgere un mestiere particolare, sempre all’interno delle discipline mediche, ma con ovvie diversità. Queste devono servirci come specificità e singolarità del nostro operare, ma devono sempre ricordarci da dove veniamo e a chi possiamo essere utili. La sanità, la salute e l’igiene sono concetti a volte confusi, altre volte usati quasi come sinonimi; leggendo si vedrà che proprio così non è. Certo è che per tutti quanti noi che siamo impegnati in questo ambito psicologico e sociale insieme, l’avere un modello di riferimento, una teoria alle spalle, una storia ci aiuta ad affrontare il dolore e la sofferenza umana, cercando di conoscerne un po’ di più circa le origini e le cause. Conoscere modelli di sviluppo, avendo nella mente l’idea di come “le cose della vita” sarebbero dovute andare e poi non si sono così svolte, permette di pensare e mettere in atto elementi di prevenzione, che possono provare a ridurre o a mitigare gli effetti negativi del disagio umano legato alla sofferenza mentale. Lo sviluppo normale di un individuo, dalla nascita alla morte; la famiglia, la scuola, il lavoro e altro ancora sono quelle fasi della vita di tutti che andrebbero tutelate e mantenute, affinché (idealisticamente!) in prospettiva si possa arrivare allo specialista il meno possibile. Nessuno si illude, né vuole illudere, ma tutto quello che riusciremo a fare prima che qualcosa di grave accada determinerà minori disastri da affrontare poi. Non parliamo della “città del sole”, ma di un mondo con uomini e donne un po’ più consapevoli, specie se sono deputati per scelta a “curare” e, perché no, meglio ancora a prevenire la malattia mentale con i suoi annessi e connessi. Provare ad immaginare una visione multidirezionale, avanti ma anche indietro, sopra ma anche sotto, dentro ma anche fuori, perché niente e nessuno sono semplici da interpretare e a noi che spetta il diritto/dovere, come curatori di anime ferite, di aiutare (!) gli altri, non può sfuggire il senso e la necessità di conoscere e sapere quanto più possibile. Così come si ha e si deve avere igiene del proprio corpo, alla stessa maniera lo si deve fare per la propria mente; ma questo, si sa, non è poi così semplice. Take care dicono gli autori anglosassoni, con un concetto che comprende nel suo interno una varietà complessa di aspetti. Prendersi cura, cercare di mantenersi in equilibrio mentale, restare individui nel gruppo e non perdere la propria luce interiore. Non è facile e noi dovremo essere lì anche per questo. […]
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