Descrizione
Il medico di medicina generale dovrà assumere nei confronti del paziente cardiopatico un atteggiamento ispirato ad una saggia prudenza senza però sconfinare nella passività. Se non ci sono caratteri d’urgenza il generalista dovrà orientarsi in una diagnosi differenziale al fine di effettuare o meno un trattamento terapeutico. Queste operazioni “mentali” dovranno essere espletate nel più breve tempo possibile nel caso in cui la situazione richieda invece un pronto intervento. È sempre utile nei casi più impegnativi richiedere un parere da parte dello specialista cardiologo. Perché prendersi delle responsabilità che esulano dalle nostre specifiche competenze? Può essere pertanto rischioso avventurarsi in terapie invasive senza avere né le basi specialistiche né i più comuni mezzi di indagine. Che senso ha trattare con la digitale per via endovenosa una “presunta” tachicardia parossistica se non si dispone di un elettrocardiografo e se non si hanno a disposizione i vecchi tracciati elettrocardiografici del paziente?
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