La transfissazione al servizio della protesi parziale

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pagg. 230, figg. 309 a colori Edizione: 1985 Lingua: Italiano Editore: STDEI

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Descrizione

Negli ultimi anni l’implantologia in odontoiatria ha fatto molti progressi. Il campo dell’implantologia odontoiatrica, nato relativamente di recente, è attraente e spettacolare; e proprio per questo si devono fornire informazioni al riguardo con la necessaria cautela, per non suscitare speranze ed idee non corrette nei pazienti in cerca di aiuto. Sono indispensabili le statistiche dei successi e – non di minor importanza ­quelle degli insuccessi ottenuti in tempi lunghi, esigenza questa che è già stata sottolineata in precedenza da noti esperti protesisti. L’implantologia è un settore dell’odontoiatria che viene praticato non per passione, ma per migliorare la terapia protesica. Deve restare un ausilio. da utilizzare solo quando tutte le altre tecniche conservative non sono adatte allo scopo. Gli interventi protesici di sostegno, quali ad esempio l’implantologia, acquistano sempre maggiore importanza, soprattutto se pensiamo che la durata media di vita della popolazione, senz’altro già elevata, tende continuamente ad aumentare. Con le protesi a barra, studiate e ulteriormente sviluppate da Dolder all’Istituto Universitario di Odontoiatria di Zurigo, abbiamo a disposizione una terapia protesica efficace per quasi tutti gli stadi dell’invecchiamento della dentatura, che ci consente di mantenere efficiente la masticazione dei pazienti anziani fino ad età avanzata. (Die Steg­Gelenk-Prothese, Dolder/Wirz, edizione Quintessenz 1982). Se però il riassorbimento dell’osso alveolare dei denti residui è talmente avanzato che questi non possono essere più utilizzati come elementi di sostegno o di ritenzione per una protesi – anche quando accorciando le corone non si verifica uno scarica mento della radice dentale lesa sarà necessario trovare altri mezzi e altresoluzioni per evitare al paziente la protesi totale, soprattutto nella mascella inferiore, con tutte le spiacevoli conseguenze ben . note al paziente stesso e al dentista. La transfissazione ci offre nuove possibilità terapeutiche. Da oltre 14 anni si sperimenta la transfissazione quale metodo di impianto endodontico chiuso e la si applica con successo. L’obiettivo che si pone questo metodo d’impianto chiuso consiste unicamente nel fatto che, abbinandolo con la protesi a barra con snodo e in singoli casi anche con singoli ancoraggi ibridi isolati, si può rimandare ancora di qualche anno la protesi totale nel paziente anziano e quindi facilitarlo ad assuefarsi alla protesi totale inferiore. Sebbene ancora oggi non ci si possa aspettare un successo duraturo di nessun impianto, la transfissazione può servire nella pratica attuale dato che si tratta di un impianto chiuso, vale a dire un impianto in presenza di un parodonto naturale. Non sussiste alcuna comunicazione tra la cavità orale e la parte dell’impianto endoosseo introdotta nell’osso mascella re attraverso il canale radicolare. Il metodo della transfissazione è di facile attuazione, poco costoso per il paziente e non presenta rischi per il dentista, sempre che si rispetti il campo d’indicazione consigliato. In questa regione del mascellare inferiore, dove non sono presenti rischi, con un minimo di impegno da parte del dentista, si può dare un valido aiuto al paziente. Nel corso di 15 anni il metodo è stato sperimentato con successo su centinaia di pazienti. Si può ampliare topograficamente e clinicamente il campo d’indicazione per quei dentisti che sono padroni della tecnica della transfissazione e che dispongono delle necessarie conoscenze anatomiche, topografiche e radiologiche. La estrema precisione dello strumentario e la qualità del materiale da impianto garantiscono d’altra parte il successo terapeutico.

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