Prevenzione dei rischi professionali

1.549,00 

170 pagine
Anno di pubblicazione: 2001
ISBN: 88-299-1584-X

Editore: PICCIN

Esaurito

COD: pi1584 Categoria:

Descrizione

Il Decreto Legislativo 626 / 1994 ha portato in primo piano i problemi della prevenzione e sicurezza nell’ambito delle attività, pubbliche e private, che afferiscono al “settore terzo” e che, sino a qualche anno addietro, erano state solo marginalmente interessate dalle norme sulla prevenzione degli infortuni (DPR 547/1995) e sulle malattie professionali (DPR 303 / 1956). Tali attività, intese nella accezione più ampia del termine, sottendono l’amministrazione, la scuola, la ricerca, le attività culturali, artistiche e musicali, i servizi sanitari e di assistenza, le attività finanziarie, di progettazione e marketing, e quant’altro non appartenga all’area del lavoro tradizionale (industria, agricoltura, commercio, trasporti, ecc … ). Siamo di fronte alla rivoluzione postindustriale, al passaggio dalle attività lavorative che richiedono un impegno fisico a quelle che sempre più impegnano le capacità cognitive ed intellettuali, al superamento del lavoro manuale non solo verso l’automazione e la robotica, ma soprattutto verso l’informatica. Gli aspetti innovativi e qualificanti del D.L.vo 626 stanno dunque nell’aver coinvolto nella valutazione dei rischi molti ambienti ed attività in cui viene sviluppato un lavoro di concetto, in cui i problemi dell’organizzazione del lavoro, delle strutture gerarchiche, delle relazioni umane, della psicologia e sociologia del lavoro, dell’impegno intellettuale e della eventuale fatica mentale, ed altri ancora, assumono importanza preminente. La soluzione di questi problemi sotto il profilo della prevenzione (tutela della salute e del “benessere”) richiede un totale rinnovamento dei contenuti e dei metodi della medicina del lavoro e soprattutto esige lo sviluppo di una ricerca sul fronte cangiante di quella “intensive knowledge”, che come dice Alan Minc sta facendo della “ignoranza la vera povertà degli anni 2000”, non solo ma anche la causa di emarginazione e malattia. In questo contributo ho cercato di valutare i punti e nodi critici di questo processo di trasformazione, ma è ovvio che quanto può essere analizzato oggi è un passato recente, ma comunque un passato. In medicina del lavoro e in medicina legale stiamo ancora facendo i conti con una inestinguibile analisi della patologia professionale tradizionale (asbestosi, tumori professionali, sordità da rumore, mal di schiena… ), ma già s’impone con urgenza una rinnovata e incessante attenzione ai fenomeni di stress-strain, di disadattamento al lavoro, di “mobbing” ed altro, di cui parla oggi la stampa, ma che sono l’epìfenomeno di questo passato recente non ancora risolto. Da qui, io spero, una qualche utilità del contributo che presento. Ferdinando Gobbato gennaio 2001

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