Descrizione
Chi, alla fine degli anni Sessanta, si fosse affacciato sul panorama scientifico dell’oncologia avrebbe trovato le principali fonti di informazione in una letteratura fondamentalmente basata su case report o su studi di “serie” di casi. Al tempo stesso, il processo decisionale diagnostico-terapeutico era spesso basato sulla propria esperienza personale o sull’”opinione”, talora molto personale, del “maestro” e non su linee guida basate sull’evidenza scientifica. All’inizio degli anni Settanta, con il suo studio prospettico e controllato sul ruolo del CMF nella terapia adiuvante del carcinoma della mammella, Gianni Bonadonna fu protagonista di una vera e propria rivoluzione metodologica. Da quel momento, la strada era aperta alla pianificazione ed alla corretta e rigorosa conduzione di sperimentazioni cliniche controllate per affrontare i più diversi quesiti clinici e rispondervi in maniera inconfutabile. La cultura su come deve essere intesa una corretta sperimentazione si è approfondita e la metodologia di conduzione dei trial clinici si è sempre più perfezionata. Tuttavia, negli ultimi anni, con l’avvento dei farmaci orientati a target molecolari, sono emerse nuove stimolanti problematiche, che stanno mettendo in discussione i consueti paradigmi delle sperimentazione cliniche controllate e richiedono nuovi orientamenti concettuali e metodologici. Inevitabilmente, i primi studi condotti su farmaci orientati a bersagli molecolari sono stati concepiti e condotti secondo la metodologia e utilizzando gli stessi disegni ed end-point degli studi con farmaci citotossici. Una parte di questi studi hanno dato risultati positivi, in particolare quelli condotti con imatinib nella leucemia mieloide cronica, trastuzumab e lapatinib nel carcinoma della mammella, bevacizumab e cetuximab nel carcinoma intestinale, erlotinib nel carcinoma bronchiale non a piccole cellule, bortezomib nel mieloma, sorafenib nell’epatocarcinoma e nel carcinoma renale, SU-11248 nel carcinoma del rene. Si sono, tuttavia, registrati anche alcuni sconfortanti risultati, che hanno prodotto una revisione critica riguardante l’approfondimento sia delle conoscenze dei meccanismi biomolecolari che stanno alla base dell’attività e dell’efficacia dei nuovi agenti terapeutici, sia della metodologia degli studi clinici con questi farmaci. In particolare, ci si è posto il problema della definizione e della selezione delle caratteristiche biologiche che la popolazione deve esprimere come bersaglio molecolare verso cui il farmaco è diretto; ci si è chiesto se gli end-point tradizionalmente utilizzati negli studi con farmaci citotossici sono appropriati per valutare l’efficacia di farmaci che bloccano la proliferazione cellulare, con meccanismi che intervengono a livello recettoriale, di trasduzione del segnale, di blocco enzimatico, eccetera; si valutano nuovi possibili end-point surrogati come obbiettivi alternativi. Tuttavia, quando si parla di sperimentazioni cliniche, in qualunque ambito clinico e con qualunque agente terapeutico, il problema etico rimane di fondamentale importanza e la figura del medico oncologo si pone non solo come protagonista di un nuovo modo di fare ricerca clinica, ma anche come garante d’indipendenza scientifica. In una realtà che vede un ruolo preponderante dell’industria farmaceutica nel produrre nuovi farmaci e nel promuoverne lo sviluppo clinico, non è inopportuno ricordare, citando il giuramento di Ippocrate, che il ruolo del medico si basa su “un rapporto con il paziente fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto” e nell’esercizio della “medicina in libertà ed indipendenza di giudizio e di comportamento”, prestando la propria “opera con diligenza, perizia e prudenza secondo scienza e coscienza”. Questo volume, realizzato grazie alla collaborazione ed alle competenze di tutti gli autori, è stato concepito con l’obbiettivo di fornire i più aggiornati elementi di conoscenza sui nuovi farmaci con bersaglio molecolare, sui loro target cellulari, sui meccanismi d’azione e sulle interrelazione molecolari e, soprattutto, sugli aspetti più specifici delle metodologie di studio. L’indipendenzza scientifica della ricerca clinica è garanzia della qualità e della correttezza degli studi e del diritto al rispetto dei pazienti che consapevolmente accettano di parteciparvi.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.